IL BARONE E IL FIGLIO DEL GIARDINIERE – Il Parco di Donnafugata

Classi 2C, 2D, 3D – Istituto Comprensivo Vann’Antò (Sc. Sec. 1° grado) – Ragusa
Prof.sse Giuliana Criscione e Giusy Guastella
Tutor videomaking: Andrea Giannone
Il Castello di Donnafugata (Patrimonio UNESCO), sito nel territorio di Ragusa a circa 15 chilometri dal centro della città, è stata una sontuosa residenza nobiliare estiva della ricca famiglia Arezzo De Spuches.
L’edificio in stile neogotico è coronato da due torri laterali ed è attorniato da 8 ettari di parco.
Oggi è una Casa Museo aperta al pubblico.
Gli studenti, dopo aver ricostruito un quadro generale sulla storia del castello, si sono soffermati sul parco che circonda la costruzione, definito “Parco delle Delizie” per le sue varietà botaniche (seconde solo all’Orto Botanico di Palermo) e per i tanti svaghi o scherzi che offriva ai suoi ospiti. Nell’ambito della ricerca sono state anche raccolte le testimonianze orali di chi il parco lo ha vissuto in tempi diversi.
Nel video sono a confronto due diversi modi di vivere e interpretare la vita del Castello: quella dei proprietari e dei loro ospiti e quella di chi lavorava nel parco, nelle cucine e nella campagna circostante. Enorme era la distanza che separava i primi dai secondi.
Il Signor Salvatore Molè, figlio dell’ultimo giardiniere fino a quando il Castello fu di proprietà degli eredi del barone Corrado Arezzo, ha raccontato della sua vita da bambino, le fantasie sui luoghi del parco, le scoperte e gli incontri poi rilevatisi determinanti per le scelte successive della sua vita. I ricordi sono di chi apparteneva a una famiglia “alle dipendenze” dei padroni del Castello che, con grande dignità, affrontava le difficoltà della vita.
L’Architetto Giuseppe Nuccio Iacono, curatore museale del Castello di Donnafugata e del MuDeCo (Museo del Costume), ha accompagnato i ragazzi alla scoperta del parco introducendoli alla lettura dei tanti segni del paesaggio che rimandano a precise scelte estetiche e culturali di chi quel parco e quel castello aveva così voluto fra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.