IL TERREMOTO DEL 1693 Le pietre parlano, i bambini indagano

Istituto scolastico: Scuola dell’Infanzia Statale Bruno Munari – Istituto comprensivo Quasimodo-Ventre di Ragusa
Insegnanti: Barbara Diquattro (referente e coordinatrice), Cinzia Cappello, Alessia Battaglia, Oriana Giadone
Dirigente scolastico: Leonardo Licata
Classe: sezione 3
Tutor videomaker: Andrea Giannone

I bambini: Bracchitta Silvia, Canzonieri Anna, Cavalieri Gaia, Dibenedetto Davide, Dimartino Rebecca, Failla Giorgia, Fazari Fiammetta, Giannone Aurora, Guastella Andrea, Laorino Cristiano, Lettica Ambra, Licitra Viola, Meli Nicolò, Occhipinti Marta, Parrino Nicole, Pitino Alessandro, Pitino Diletta, Rodilosso Gabriele, Schembari Nicolò, Zago Alessandro

Si ringraziano: dott.sa Clorinda Arezzo, dott. Vincenzo Cassì, prof. Giorgio Flaccavento, Ass. Catia Pasta, Angelo Nobile, Cosimo Dibenedetto, il museo della città di Palazzo Zacco, l’Associazione Colletivo Ocra

IL PROGETTO
Tre sono state le spinte motivazionali che ci hanno portato ad intraprendere il percorso del laboratorio di Pubbic History di quest’anno.
In primis la curiosità mostrata dai bambini per quelle sporgenze di roccia calcarea che avevamo incontrato nel progetto dell’anno precedente “la Ciusa”; successivamente gli spunti desunti dal laboratorio “LE PIETRE PARLANO: RACCONTARE I LUOGHI” del Dr. Aldo Piro (autore televisivo, scrittore) tenutosi durante il corso di aggiornamento “Alla scoperta di Ragusa e del suo paesaggio culturale”; infine la volontà di sperimentare la “città educante, manifesto dell’educazione diffusa” di P. Mottana e G. Campagnoli.
Abbiamo iniziato proprio dal portare la scuola oltre le mura scolastiche, utilizzando come aule didattiche temporanee i luoghi che avrebbero parlato di sé e della loro storia attraverso la pietra.
Nel corso della visita al museo della città del Palazzo Zacco, i bambini sono stati subito colpiti dai mascheroni dei balconi, dal terremoto e dalla dinamicità con cui Ragusa si è espansa. Il terremoto quindi rappresentava l’oggetto che molte pietre di Ragusa avrebbero potuto raccontare. Le prime che ci hanno parlato sono quelle dei resti delle mura bizantine, iniziando così un percorso che ci ha dapprima immerso nel passato, partendo quindi dal 1100 con l’arrivo dei Cosentini, per arrivare pian
piano all’ampliarsi della città di Ibla con nuovi palazzi, chiese, giardini, agli archi dell’acquedotto e alle dispute tra San Giorgiari e San Giovannari, (contrasti legati più che a motivi religiosi alla rivalsa dei Cosentini nei confronti dell’iniziale inospitalità degli iblei causata dalla paura del nuovo e dell’ignoto e quindi di perdere quanto faticosamente posseduto), per poi approdare alla possibilità di svincolarsi da un’eredità sociale di stampo feudale, grazie all’enfituesi.
Le pietre delle chiese di San Giovanni, di San Giorgio, le strade, le fontane, i palazzi di Ragusa superiore ed Ibla hanno fatto da aula immersiva ove i bambini grazie ad un mentore importante come il prof. Giorgio Flaccavento hanno fatto esperienza diretta, connettendosi con essa e mantenendo un fervido ricordo di quanto appreso. Ascoltando i racconti su personaggi come Giacinto e Mario Leggio, gli Schininà e gli Arezzo si sono talmente appassionati da divenire essi stessi personaggi da interpretare durante il gioco di ruolo.
Giungiamo, finalmente, al terremoto, anzi “ U terremotu Ranni” e malgrado la devastazione e la miseria i bambini scoprono la vera identità del cittadino ragusano. Dinanzi ad una catastrofe di così tragiche dimensioni, non ci si è persi d’animo ma con grande fervore si è data vita alla città Nova e all’esplosione del Barocco. Le testimonianze di nonni e conoscenti sulle pirrere, le storie sui pirriaturi, la visita alla Colacem di Ragusa hanno reso i bambini consapevoli della forza di reazione,
della dedizione al lavoro e dello spirito imprenditoriale del cittadino ragusano. Il tutto in brevissimo tempo, grazie alla tenacia di lavoratori instancabili e alla generosità di classi più facoltose. Tutto testimoniato dalla visita all’Archivio di Stato. I bambini hanno toccato con mano pezzi di storia scritta che destinavano terreni per la costruzione della chiesa di San Giovanni e palazzi, donate per emergere e crescere con maggior splendore. Ancora una volta i bambini ci hanno stupiti, riflettendo nel gioco libero sull’esperienza dell’Archivio di Stato, simulando il silenzio e il rigoroso rispetto per i libri antichi.
Inoltre sono divenuti essi stessi piccoli mentori esportando le conoscenze acquisite a familiari e conoscenti. L’uso di piccole macchine fotografiche ha focalizzato la loro attenzione sul come saper osservare e cosa e quali dettagli immortalare. La visione della rappresentazione teatrale al Teatro Donnafugata di Ibla e la visita al castello di Donnafugata ha rappresentato infine un tuffo reale nella vita del passato. Durante questo lungo percorso abbiamo giocato con la creta per realizzare mascheroni, abbiamo inventato una storia sui mascheroni “ Il matrimonio al palazzo Zacco”; abbiamo giocato anche con le parole nuove e desuete, con l’Acrostico di Barocco, con la leggenda dell’origine del nome Donnafugata; abbiamo imparato a realizzare mappe per capire il prima, il dopo ed il presente; riflettuto su cause ed effetti; scoperto il perché del profondo senso di appartenenza a queste pietre e soprattutto all’infondere in ciascuno di essi l’orgoglio di essere cittadini di questa città. È stato per noi
insegnanti sicuramente difficile riuscire a calibrare, ad adattare un simile, ambizioso percorso, per bambini così piccoli, ma le risultanze rilevate ci hanno pienamente ripagate di ogni cosa, regalandoci ad ogni esperienza lo stupore delle loro capacità e la meraviglia dei loro occhi dinanzi al racconto di ciascuna pietra.

ALLEGATO
Il power point del progetto